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martedì 21 aprile 2015

I sogni, la memoria e l'indifferenza

I sogni sono una forma di stimolazione continua della memoria a lungo termine...
(Eugen Tarnow) 
Da questo, lasciatemi leggermente speculare, desumo che la mancanza di memoria può portare a non avere sogni, oppure ad averne ma privi di qualsivoglia contatto con la realtà.

Una speculazione da quattro soldi, tanti ne ho in tasca, per avviare il discorso verso una deriva forse polemica ma a mio avviso necessaria. Alla nostra società, non manca solo la cultura, manca sopratutto la memoria, l'aver presente chi siamo e da dove veniamo.
Una società che dimentica questo, non è una società degna di questo nome, ma un'accozzaglia di individui legati ai bisogni fisiologici a cui sfugge il concetto vero dell'esistenza; un'accozzaglia di soggetti legati solo dall'egoismo e dal volere di salvaguardia di quella miseria che la nostra società ci sta inculcando.
Siamo padroni del nostro egoismo, della nostra povertà, della nostra miseria finanziaria ma sopratutto, e queste sono ben più gravi della prima, intellettuale e culturale.
Queste considerazioni nascono da alcuni commenti che ho sentito in questi giorni in merito alla tragedia consumatasi nel Canale di Sicilia, settecento morti tutti annegati nella loro disperazione.
Commenti dicevo dal tenore superficiale, che fanno eco alla tradizione razzista da cui abbiamo sempre cercato di distinguerci; la diversità fa paura e ci spinge a dire cose di cui non conosciamo neanche il significato, ma fanno paura, paura solo a sentirle.
Vorrei che mia figlia, potesse vivere in un mondo migliore, lontana dai quei pregiudizi che hanno segnato il secolo passato e che sono stati i maggiori responsabili di un'ecatombe che ha superato la peggiore previsione.
Archivio Panorama

Eppure, noi che abbiamo visto i nostri genitori lottare affinchè questo non si ripetesse, rischiamo di ricaderci, di ripetere gli errori marchiandoci così del simbolo che avremmo voluto allontanare, quello della superficialità del giudizio che porta così alla rovina del pensiero. Ci vantiamo delle nostre origini religiose, pronti a batterci il petto a puntare il dito contro chi non la pensa come noi, quando dimentichiamo che Cristo con i suoi insegnamenti voleva condurci in un altro luogo, quello della condivisione, quello della fratellanza universale, dove di fronte ad un bisognoso dovremmo essere pronti a dividere il pane, quel poco pane che abbiamo sulla nostra tavola. Spezzare il pane, un simbolo di una potenza dirompente, non mi importa chi sei, da dove vieni, mi importa che sei mio fratello e per te devo fare quanto mi è possibile per alleviare le tue sofferenze.
La diversità non deve impaurirci, deve insegnarci, può insegnarci che il mondo ha una strana storia: popoli che sembravano destinati a regnare all'infinito, all'improvviso vengono inghiottiti dai gorghi degli eventi della storia e all'improvviso inspiegabilmente scompaiono.Come Pompei, ma ancora peggio come la civiltà Egizia, Greca, Romana. Siamo tutti destinati a scomparire la nostra presunzione di essere eterni e di non voler condividere nulla con il prossimo ci avvicina esponenzialmente alla rovina.
Ritenere che tutti gli immigrati, tutti i migranti siano delle canaglie è quanto di più assurdo esista.
Vogliamo ricordare i nostri bis nonni che all'inizio del secolo sono migrati in altri continenti con le valige che si tenevano con lo spago? Vogliamo parlare dei loro sacrifici in paesi difficili, inospitali, lontani, freddi?
Lasciare le proprie case, i propri cari, il proprio amore per cercare di cambiare in meglio la propria vita ritengo sia un diritto che come è stato dato a noi debba essere dato a tutti.
A chi dice che i nostri connazionali che andavano all'estero erano diversi, rispettosi delle regole, delle leggi, dico che è vero, ma i soliti luoghi comuni hanno portato a credere che noi italiani fossimo tutti mafiosi, malavitosi. Secondo voi che conoscete bene la storia questo era possibile? 
Se esistono stranieri malavitosi, e prosperano nel nostro paese, non dobbiamo pensare sia colpa dei migranti e quindi chiudiamo le frontiere, ma dobbiamo ritenere che sia colpa delle nostre leggi e delle istituzioni che non le fanno rispettare. Per colpa diciamolo di un apparato legislativo e quindi anche di politici totalmente inadeguati ad affrontare il problema.
Bisogna agire senza pietà nei confronti di chi delinque, punendoli con carcere duro nei  paesi di origine, Occorre che la classe politica sia preparata e si impegni con forza in queste operazioni, creando un supporto legislativo duro per chi viola la legge, però dobbiamo essere nello stesso tempo disponibili ed ospitali nei confronti di chi abbandona la propria terra per seguire un sogno.
Questo poi non deve solo essere un impegno del nostro paese, ma di tutta l'Europa, continente sempre pronto ad ospitare a parole ma a fatti ci lascia insieme a Spagna e Grecia soli con i nostri problemi.
Occorre prendere atto, riflettere, e fare in modo di impedire che i sogni, anche se solo di un semplice individuo non finiscano in fondo al mare non sepolti da metri d'acqua ma da uno strato di ignoranza e di indifferenza.

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