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mercoledì 8 giugno 2016

Il creativo è ancora un sovversivo?


Anni fa uscì un libro che divorai in poche ore, un libro di cui mi accorsi per sbaglio, leggendo una recensione ed alcuni passaggi che mi colpirono
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Creativo sovversivo Oliviero Toscani

Di questo libro, mi prese la modernità del linguaggio, l'immediatezza, la grinta con cui venivano esposte le argomentazioni; Oliviero Toscani il grande talento della comunicazione, "il genio della comunicazione" mi spiegò varie cose, mi aprì gli occhi, Con quel testo, cambiò radicalmente il mio approccio alla professione.
Mentre leggevo avidamente il suo testo "Creativo sovversivo" Toscani faceva breccia con il suo racconto nella mia mente di professionista, che nonostante avesse fatto della comunicazione una ragione di vita, stentava a far passare il messaggio con personaggi, spesso concentrati ad elogiare il loro lavoro e poco propensi ad ascoltare chi dava loro dei consigli, convinti che la comunicazione fosse un gioco da ragazzi, una cosa su cui tutti possano "mettere le mani", su cui chiunque può esprimere un giudizio, un po' quello che succede nell'arte.
Sono sempre stato un "casinaro, un po' sovversivo"; a scuola ero il primo a contestare alcuni professori, piuttosto che ascoltare le loro noiose lezioni preferivo intrattenermi con i bidelli e farmi raccontare le loro storie di vita, oppure prepararmi nelle materie che amavo maggiormente.
Leggendo e studiando poi, mi sono accorto che una  cosa mi accomunava con questo grande personaggio, il tempo passato nei cinema a vedere l'evoluzione della società e a viaggiare, si perché il film è come un buon libro, ti deve prendere e portare via, far viaggiare.
La mia formazione quella che mi porto dietro, quella a cui attingo quotidianamente, l'ho fatta sui libri, nella mia solitudine, divoravo libri, come oggi d'altronde, in quantità industriale. Poi spostai la mia attività verso l'arte, onestamente fu un caso, ed iniziai a frequentare gli artisti, quelli veri, quelli che quando mi guardavano negli occhi mi emozionavano, che avevano mille aneddoti da raccontare, che vivono nel loro personale ed affascinante disordine, che antepongono la filosofia a qualsiasi altra cosa. Con loro ho capito che quello che scriveva Toscani era vero, che non esistono i creativi come vogliono farci credere.
Mi sono confrontato in maniera serratissima con studiosi di storia dell'arte che mi hanno trasferito non solo le nozioni basilari, dove e come studiarla, di come organizzare un evento, ma come comunicare e bene, prendendo spunto dai veri grandi e unici creativi, gli artisti.
Chi di questi pseudo creativi, esperti della comunicazione ha studiato la storia dell'arte?
Come si può pensare di comunicare qualcosa se non si conosce Perugino, Piero della Francesca, Signorelli, Leonardo, Michelangelo, Pollock, Warhol...?
Frequentare questo ambito mi ha insegnato che con una buona preparazione di base, unita alla conoscenza delle nuove metodologie di comunicazione, se si crede in quello che si fa e lo si supporta  con valide teorie si può riuscire, basta avere poi il coraggio di andare sino in fondo, magari con mille dubbi, quelli che accompagnano un nuovo progetto, ma andare sino in fondo.
Bisogna crederci, con quella insicurezza che è un tutt'uno, secondo me, con la nuova strada che si percorre. Non bisogna  girarsi mai, non avere rimpianti, non pensare di tornare indietro, occorre avere il coraggio di tagliare i ponti con quello che è stato.
"Chi lascia la strada vecchia..." Non ho mai amato questo detto, lo hanno scritto sicuramente i famosi esperti della comunicazione, quelli tanto amati dalla maggioranza, a vedere quello che c'è in giro.
Siamo circondati da "pseudo creativi" della strada vecchia, che ci sbattono in faccia i loro mediocri risultati e ci invitano a percorrere i terreni battuti. Certo per loro, è facile, ti mettono in mano un bel pacchetto confezionato, realizzato al computer e il gioco è fatto, purtroppo molto spesso l'imprenditore non ha l'esperienza e la preparazione per giudicare e di fronte spesso si trova macchine da guerra che ti dimostrano di avere le idee chiare.
Toscani afferma: "Se hai le idee chiare non sei abbastanza creativo".
La creatività, parolone tanto in voga, passa attraverso dei passaggi obbligati. Nella mia libreria, ormai consunto, c'è un importantissimo testo di Bruno Munari, grande artista, formatore, design che affermava che la creatività non è una cosa che viene di getto, ma è il frutto di un serio percorso di ricerca. (Da cosa nasce cosa-Laterza editore)
Quando si ha il coraggio di battere una strada nuova, si ha tutto il mondo contro, tutti fanno forti resistenze.
Aver lavorato nel mondo dell'arte, mi ha insegnato proprio questo, che è facile seguire la corrente, ma così non si andrà mai da nessuna parte, si creeranno solo cloni di cose, opere esistenti, dei deja vu.
La corrente porta nell'alveo del fiume, dove ci sono centinaia di altri che pensano e agiscono allo stesso modo, seguiti da altrettanti  "esperti" della comunicazione, che vi condurranno in un grande lago spacciandolo per mare.
Amo tutto quello che è "rottura".
Amo le finestre aperte, il profumo del mare al mattino, l'aria fresca, le albe piuttosto che i tramonti, amo la natura perché in lei scorgo una creatività vera, irripetibile.
Studio tutto quello che fanno gli altri, lo guardo con attenzione, non ho sottovaluto mai l'esperienza altrui e se mi convince, mi appassiona, sono pronto a cambiare parere, senza problemi. Ma, deve convincermi, appassionare veramente e sino ad oggi non ce ne sono tanti che sono riusciti a farmi "tremare le gambe".
Non noto passione in quello che vedo e leggo, non c'è il "Groove".
Toscani continua e questa volta in un'intervista: "appena c'è un'idea nuova, c'è subito chi mette tutto in discussione".
Le idee nuove fanno paura, oppure vengono sottovalutate perché analizzate con superficialità, si guarda all'immediato e si perde di vista la dimensione globale. Un vecchio detto dice: "quando il saggio indica la luna, lo stolto guarda il dito" e di persone che guardano il dito ce ne sono tantissime in questo mondo di creatività superficiale.
Toscani prosegue con una frase lapidaria: "il primo nemico è il conformismo".
Il pensiero conforme è il male che pervade non solo il mondo della comunicazione, ma gran parte dell'innovazione aziendale. Un creativo, dovrebbe essere in grado di vedere in maniera diversa, immaginare come dovrebbe essere il mondo, la società tra uno, dieci anni e anche oltre.
Se molti degli imprenditori che con le loro idee hanno cambiato il mondo, le nostre abitudini, avessero ragionato in maniera conformistica, oggi parleremmo ancora nei telefoni di bachelite.
Ma allora perché si insiste a voler uccidere la vera creatività?
Perché le aziende, la società sono tanto restie al cambiamento?
Facile, perché la preparazione scolastica  a partire da metà delle elementari viene combattuta, repressa. Si elimina ogni forma di pensiero creativo, per arrivare al pensiero omologato.
Pensare che noi italiani siamo conosciuti e rispettati nel mondo per la grande creatività, per la capacità d'innovare, di rompere gli schemi, eppure siamo i primi a negarci questa grande potenzialità.
Si parte dalle elementari sino ad arrivare alla preparazione, specialmente universitaria, dove si insegna a combattere il cambiamento. Molti docenti di economia, insegnano che scienze come la filosofia sono inutili, ignorando scientemente che il pensiero filosofico occidentale esiste da oltre 2.500 anni e che dei pensieri economici di oggi tra meno di 100 anni non rimarrà nessuna traccia.
Ma come cambiare? Iniziamo veramente a pensare in maniera diversa, a dubitare dei guru che dipingono scenari inutilmente conformisti e a confrontarci, farci contaminare, da chi vive dimensioni realmente legate al futuro, magari con la testa fra le nuvole.
Qualcuno potrebbe obiettare che non è facile riconoscerli; io invece vi dico che un vero creativo lo riconoscete dalla passione e dall'enfasi con cui fa le cose, da come parla e si emoziona raccontando dei suoi sogni, perché se ancora non lo avete capito, sono i sogni che cambiano le cose.
Chiudete gli occhi ed iniziate a sognare, lasciate alle spalle i "professionisti" della creatività, sempre vigili, freddi senza emozioni e iniziate a navigare nel mare della passione e perché no, tornate ogni tanto un po' bambini ed invece di leggere tutte le novità della comunicazione "new age" tanto di moda, quanto inutili, che sono un'accozzaglia di banalità, peraltro scritte malissimo.
Aprite un vecchio ed interessante libro di quando la società ancora non era intossicata da tutte queste insulse "tendenze" impersonali, schematiche, senza  anima. Un libro, dove tutto appare alla nostra portata, dove si gusta un buon sapore e ci parla del futuro non come qualcosa di intangibile, e irraggiungibile, ma come qualcosa da vivere non appena si socchiudono gli occhi.

"Sapeva che sarebbe stato sufficiente aprire gli occhi per tornare alla sbiadita realtà senza fantasia degli adulti"
Lewis Carrol  -Alice nel paese delle meraviglie-

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