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sabato 24 dicembre 2011

Il Valore di un'attesa




Il “Valore di un’attesa”
Perché la povertà è un valore e il domani ha un significato

Questo scritto, ovviamente, come prevedibile non verrà mai pubblicato da nessuno, ma poco mi importa, visto che quotidianamente scrivo pagine e pagine a cui ma nessuno invierà un commento, oppure riceverò al massimo  un semplice e stucchevole mi piace su Facebook.

In questa vigilia di natale, fredda, un po’ assonnata cercando di tenermi a debita distanza dalle zone a rischio, quali il centro ed i famosi quanto famigerati centri commerciali, nel sorseggiare un caffè mi capita in mano una copia del Corriere della sera, lo apro, guardo, sfoglio le solite notizie sull’economia in frantumi, poi in basso, sempre in prima pagina, leggo il richiamo ad un articolo di Paolo Giordano, intitolato: ”Riscoprire il valore dell’attesa” mi aspetto uno scritto sui valori, non del Natale, ma su dei valori che mi lascino, mi incoraggino a proseguire la mia vita resa impossibile quanto assurda dalle avversità.
Leggo e vedo che fondamentalmente in quelle colonne non c’è scritto nulla, se non l’apprezzamento per il dilatarsi del tempo, quando si è obbligati a fare file infinite, quanto inutili per arrivare al centro per cambiare un regalo e comprare il salmone.
Rileggo, con maggiore attenzione, forse mi è sfuggito qualcosa, maledetti bar, dove c’è sempre qualcuno che fa confusione, che parla in continuazione, no niente, non c’è niente che mi faccia pensare ad un valore.
Non voglio dire che mi aspettavo qualcosa, ormai sbiadito ed assurdo, sul valore del natale a cui non credono neanche più i bambini, ma magari al rimando che forse questo potrebbe essere un Natale un po’ diverso, magari un po’ meno consumista e forse un po’ più altruista, almeno per un istante.
Niente, mi convinco sempre più che ci sono modi di vivere un’attesa in maniera diversa, quella di chi è intriso di consumismo sino alle orecchie e di chi cerca nell’attesa un cambiamento, un segnale, che possa aiutare a proseguire, che aiuti a immaginare, sperare, che domani qualcosa cambierà, non radicalmente, ma almeno un po’.
Questa vigilia è per molti un giorno come un altro, dove bisogna combattere per far quadrare i conti, dove bisogna far capire ai figli il perché accadono certe cose, non come non poter fare i regali perché non ci sono i soldi, ma come riuscire a fare la spesa con quel poco che si ha e raccontare loro che forse questo sarà l’ultimo, quello dei sacrifici e domani magari, sempre lottando, riuscire a vedere uno spiraglio di sole.
Questa per me e per tanti come me è la vera attesa, dove c’è la speranza, dove c’è la passione dei propri gesti.
Non possiamo permetterci una vita senza valori, una vita intrisa di futilità e consumismo, ma dobbiamo credere nelle nostre forze, nelle nostre capacità e continuare a lottare nella speranza che qualcosa cambi, in barba ai regali, ai salmoni vari, alla ricerca della serenità a cui questa società ci ha violentemente abituato a rinunciare.
Il pensiero corre verso quelle persone che vedo uscire al mattino presto dalle auto in Via Salaria, dopo una notte passata al freddo, perché non hanno una casa in cui dormire con i loro figli, e ce ne sono tanti. Mi chiedo, ma cosa sta succedendo, è questa la nostra civiltà? E’ questo a cui il benessere ci ha abituato?
Sono sempre stato della convinzione che quando in strada c’è qualcuno che chiede l’elemosina vuol dire che li, tutti noi e la nostra società, abbiamo fallito.
E’ questo che fa e deve fare la differenza, non i regali e la cenetta, dove tutti elegantini ci facciamo i regali, che dimenticheremo il giorno dopo chissà dove, ma la consapevolezza che l’attesa è vana se dopo c’è il nulla.
Guardo la gente correre per gli ultimi acquisti, li vedo ansimare dietro le file con quel ghigno rabbioso di chi non ha tempo e guardo poco lontano la donnina al freddo senza mani in Via Nazionale che sta li per pochi spicci, che come al solito mi sorride e mi dice come stai? Dai che domani sarà migliore, lei a me!
E’ questo il vero valore dell’attesa, quello che ti da la forza per arrivare a domani, che ti fa vedere il futuro non come un incubo, ma come un sogno tiepido, caldo, dove potrai finalmente mostrare le tue doti e convincerti che dopo tutto quello che è accaduto non è successo invano.

Domenico Gioia

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